Susanna Rinaldi con i cavalli che ha salvato
San Giovanni d'Asso, 17 aprile 2012 -
"Non riescono
a capire che il cavallo è un amico e non una bicicletta usa e getta. Lo
considerano carne oppure mezzo". Amarezza ragionata quella di Susanna
Rinaldi mentre guarda i suoi ‘cuccioli’ di diversi quintali salvati dal
macello e da morte certa grazie anche alle adozioni da parte di Anpana e
Horse Angel. Ora vivono, coccolati e accuditi, in una vallata verde
alle porte di San Giovanni d’Asso. "Un appezzamento che ci è stato dato
in comodato gratuito dal figlio di una persona che amava molto questi
animali e che ora non c’è più", racconta mentre un’amica inglese
distribuisce carote agli ospiti. La conoscono tutti in paese, questa
Giovanna d’Arco dei cavalli, 42 anni, sposata e madre di due bambini.
Che è presidente nazionale dell’associazione «Anima equina», nata
nell’ottobre 2011 e riconosciuta onlus dall’Agenzia delle entrate nel
febbraio scorso.
"Senza scopo di lucro: chi prende un cavallo o lo
cede deve solo pagare la quota annuale di 25 euro. Denaro che serve per
mantenere gli animali", spiega confermando "che a San Giovanni
rispettano le mie scelte. Ho provato anche a coinvolgere il Comune, il
sogno sarebbe ricollocare gli esemplari salvati in associazioni che
fanno ippoterapia. E, magari, di realizzare una struttura per il loro
recupero fisico. Per adesso mi accontento di ampliare di un altro ettaro
lo spazio".
"Ognuno di loro ha una storia", prosegue Susanna, milanese ma cittadina
del mondo perché il lavoro del padre la portava lontano. "Montai per la
prima volta in Uruguay, in una fattoria di gaucho. Avevo 5 anni", dice
guidandoci verso il fondo della vallata. Penelope, la cavalla bianca, è
il ‘capo’. Si trova qui da circa 2 anni. Controlla ogni estraneo che
entra nel recinto. Golden è il lusitano con cui Susanna, quando aveva un
club ippico a Buonconvento, nel 2000 è arrivata a Roma dal Papa.
"Procuratore è il più debole - racconta – era stato affidato ad una
famiglia 4 mesi fa ma ho capito che era spaventato, troppo magro. Se mi
rendo conto che un animale non sta bene pretendo che venga riportato
all’associazione: così è stato per lui".
La procedura di adozione è rigida. C’è un modulo
dove inserire l’attività svolta, la disponibilità di spazio e un capanno
obbligatorio per l’animale con le immagini relative. Si fa un controllo
pre-affido. "Le persone pagano solo il trasporto. Ogni mese vogliamo
però vedere la foto con la data e, quando lo riteniamo necessario,
mandiamo un volontario a verificare. Peccato che molti non abbiano
ancora capito il nostro scopo. Arrivano spesso mail in cui si domanda se
abbiamo un cavallo sano, bello, già addestrato per la sella da dare
gratis! L’idea è in realtà di trovare una famiglia restituendo dignità
ad animali che hanno il potere di ‘guarirci’. In fondo chiedono solo
carezze, qualche carota". Come Cheyenne, destinata al macello per via di
una malattia all’occhio. Sfruttata in un maneggio, poi non rendeva più.
Come Elisa King che aspetta un puledrino. "Lei resterà, diventerà la
nostra mascotte", confessa Susanna. Che nella vita si occupa di una
grande tenuta di proprietà di americani, mentre il marito, che lavora in
una fabbrica a Torrenieri, è il suo artiere. "Una passione che ci
accomuna – confessa -, viene qui 2-3 volte al giorno, li controlla e
porta il cibo. Troviamo spesso anche caprioli e lepri".
Laura Valdesi
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